Entro il 2030 i Paesi dell’Unione Europea dovranno acquisire congiuntamente almeno il 40% delle forniture militari all’interno della Ue. Evitare di acquistare armamenti da produttori come Stati Uniti, Regno Unito, Israele o Turchia significa potenziare la ricerca e l’innovazione tecnologica europea, e contestualmente immaginare anche degli strumenti finanziari e delle misure adeguate per favorire un sistema unico di difesa. Prima fra tutte, come ha ribadito nell’audizione al Senato il ministro della Difesa Crosetto, che ha illustrato i principali punti del Documento Programmatico per la Difesa per il triennio 2024-2026, l’esclusione delle spese della difesa dal Patto di Stabilità. La questione è strategica per il futuro industriale dell’Italia. Per questo il nuovo documento si concentra sull’innovazione tecnologica. I conflitti attuali, infatti, mostrano una evoluzione dell’ industria militare, perché il settore è investito sempre di più dalle nuove tecnologie, dall’intelligenza artificiale al quantum computing, oltre che dai data center. I dati stessi devono essere protetti con la sicurezza cibernetica, e sono al centro della guerra ibrida, sulla quale Cina e Russia hanno già operato investimenti enormi. L’Italia ha bisogno di un centro di guerra ibrida, nel quale fare operare di concerto il privato e le università, perché la selezione delle migliori competenze diventa decisiva per aumentare la qualità del personale che dovrà essere impiegato nel futuro sistema della Difesa. In termini di sviluppo di tecnologie innovative, l’apparato militare ha una funzione di motore di crescita e stimolo all’economia, e proprio Crosetto è stato il ministro che ha impresso un’accelerazione significativa a tutti i progetti industriali, un segnale chiaro alla leadership tecnologica francese, che in questo ambito ha sempre preservato e mantenuto una supremazia sugli altri Paesi europei. Il primo atto dell’allora ministro della Difesa Guerini, l’adesione al Programma Tempest nel 2019, ha confermato l’affidabilità dell’industria italiana della Difesa come partner strategico della Gran Bretagna, e ha generato aspettative positive sulle quali si è innestata successivamente la presenza dell’industria giapponese, dando vita al GCAP. Oggi tocca Crosetto, ma anche al collega di Governo Urso, promuovere l’integrazione tra Aerospace ed Automotive, settori strategici ad alto contenuto di innovazione che vivono una fase diametralmente opposta. Sono potenzialmente centinaia le aziende della componentistica automotive interessate a questa riconversione. Basti pensare alle competenze di automazione industriale sviluppate dalle aziende meccatroniche che lavorano nell’indotto automotive, che possono essere di interesse per le aziende aerospaziali, oltre allo sviluppo della logistica. La supply chain attuale dell’industria della Difesa, a causa della domanda alta e dell’offerta scarsa, non riesce a stare dietro agli ordini. Sarà necessario pertanto ricercare processi nell’automazione e attrezzature che miglioreranno i tempi di assemblaggio delle forniture.