In autunno il governo deve mettere in campo con la legge di bilancio un piano di azioni per rendere più stabile la crescita economica. La spesa pubblica in deficit e l’aumento del debito, però, limitano i margini della manovra, condizionata peraltro dalla restrizione monetaria che ha ridotto la propensione agli investimenti delle imprese e la capacità di spesa delle famiglie. Il Superbonus che andrà ad incrementare di 1,5 punti il deficit, rispetto a quanto considerato nel Def in aprile (4,5%), sarà un altro fattore di limitazione da considerare. Per il 2024, poi, i dubbi sull’attribuzione delle risorse del Superbonus lasciano spazio a grande incertezza. Nel Def era previsto un deficit del 3,7%, ma con una dinamica del Pil più robusta (+1,5%) rispetto a quella che si sta prefigurando. Le modifiche al Patto di Stabilità possono costituire una soluzione concreta, anche per quei Paesi come la Germania che stanno attraversando una pericolosa fase di deindustrializzazione. Le ultime notizie tuttavia non sono rassicuranti, perché i Paesi nordeuropei intendono limitare qualsiasi revisione rispetto alle regole già stabilite e sospese fino al 31 dicembre.

Sul fronte delle risorse destinate a coprire l’aumento del deficit un aiuto potrebbe arrivare dalle nuove revisioni del triennio 2020-2022, che saranno presentate oggi dall’Istat. In particolare le nuove revisioni certificheranno per il Pil del 2021, calcolato in termini nominali, una revisione al rialzo del livello compresa tra 1,8 e 2,1% rispetto alle stime diffuse agli inizi di marzo 2023 e, conseguentemente, un rialzo del tasso di crescita del medesimo anno.

Questa revisione è dovuta al recepimento di nuove fonti statistiche strutturali e in particolare del sistema informativo integrato per la stima delle variabili dei Conti economici delle imprese. Per l’Italia la nuova revisione cambierà la narrativa sull’uscita dal Covid: il recupero dei livelli pre-Covid sarebbe stato raggiunto, infatti, già nel 2021 e attualmente, secondo le valutazioni preliminari del Centro Studi del Think Tank Competere, guidato da Pietro Paganini e Roberto Race, il Pil potrebbe essere di oltre 4 punti più alto rispetto a quello di fine 2019, confermando il primato europeo dell’Italia nella velocità di recupero. Di certo già questi dati contribuiranno a ridurre la quota di debito e di deficit sul Pil almeno nel 2021, consentendo probabilmente la costituzione di un tesoretto inatteso difficile da quantificare oggi, prima di conoscere i dettagli da parte dell’Istat, da portare in dote nella prossima manovra finanziaria. Il caso italiano non è isolato, in quanto revisioni della crescita del Pil a ridosso della crisi Covid sono in atto anche in altri Paesi, sebbene gli incrementi siano di intensità inferiore. In Spagna la revisione al rialzo per il 2021 è stata di nove decimi di punto e di tre decimi per il 2022. In Gran Bretagna il livello attuale di Pil, grazie alle revisioni comunicate la scorsa settimana, è più alto di circa 1,7 punti rispetto ai livelli stimati in precedenza.