Sgomberiamo il campo dagli equivoci. In una congiuntura industriale ed economica così incerta e complicata, promuovere una nuova fusione tra Stellantis e Renault produrrebbe un livello di complessità aggiuntivo pericoloso.
Il consolidamento di Stellantis dovrà essere certamente un passaggio ineludibile, ma non è detto che questo avvenga attraverso una nuova fusione.

La competitività che si raggiunge attraverso un’operazione di consolidamento, infatti, solitamente favorisce l’abbattimento dei costi di produzione, uno degli elementi fondamentali tra le sfide dei costruttori, come insegna anche il caso di BYD che ha negoziato la diminuzione dei costi del 10% con i propri fornitori.

Accanto a quella economica e di scala, però, la vera sfida del futuro di Stellantis si giocherà ancora una volta sul crinale dell‘innovazione e della qualità dei prodotti. Anche sotto il profilo del design. In questo ambito gli unici manager in grado di immaginare un nuovo futuro dell’automotive vengono non a caso dalla scuola di Sergio Marchionne, la cui assenza nel sistema automotive internazionale è rilevantissima.

Alfredo Altavilla e Luca De Meo in questo momento sono tra i manager più influenti e preparati per immaginare un nuovo percorso dell’automotive. Il primo, però, è stato di recente nominato Special Advisor per l’Europa di BYD, dopo che FCA prima e Stellantis dopo gli avevano preferito Manley e Tavares.

Luca De Meo, invece, è il numero uno di Renault e teoricamente potrebbe rientrare nei piani di Stellantis come nuovo AD perché avrebbe il gradimento dello Stato francese, azionista sia in Renault che Stellantis, e del governo italiano, considerato anche il suo passato al fianco di Marchionne nella fase pionieristica del rilancio del marchio torinese.

Dopo le dimissioni di Tavares, e con le vendite basse dell’elettrico che non possono continuare ad essere sostenute dagli incentivi, il cda potrebbe tornare ad investire sull’ibrido, e magari a promuovere la ricerca sui motori endotermici (il common rail del resto è una tecnologia non ancora matura), soprattutto se la pressione industriale e politica sull’Europa per la revisione delle regole sulle emissioni dovesse produrre i risultati sperati.

Aumentare i tempi della transizione energetica, di fatto, lascerebbe spazio anche ai motori endotermici, da alimentare con biocombustibili. Stellantis li ha testati con risultati positivi, e in questo caso gli impianti italiani potrebbero tornare ad avere un peso.

La famiglia Peugeot difficilmente ridimensionerà gli stabilimenti francesi, e allora l’unico nome di garanzia per la Francia e l’Italia sarebbe quello di Luca De Meo, che metterebbe d’accordo anche la produzione, vista la sua preferenza attuale per l’elettrico.