Le elezioni Europee del 2024, nei fatti elezioni di midterm per il Governo italiano, sarebbero state utili non solo per decifrare lo stato di salute dell’esecutivo, ma anche per definire il peso politico europeo dello stesso presidente Meloni, alla luce soprattutto di quella che sembrava essere un’ ipotesi di intesa possibile tra il Ppe ed i Conservatori.

La designazione di Raffaele Fitto, dopo il mancato appoggio della delegazione dei Conservatori e Riformisti alla Von der Leyen, costuisce l’elemento di congiunzione tra i Popolari e i Conservatori in parlamento europeo, con il quale l’Italia vuole contribuire in modo significativo ad un approccio della nuova Commissione Europea meno ideologico e più pragmatico, consapevole delle attuali straordinarie circostanze geopolitiche ed economiche.

Prova ne sono le recenti rassicurazioni di Manfred Weber a Giorgia Meloni, che    agevoleranno la conferma di Fitto nelle audizioni all’europarlamento, disinnescando il rischio di un clamoroso ostruzionismo, come accadde con l’allora ministro Buttiglione, o nella scorsa legislatura europea con la europarlamentare francese Silvie Goulard, la cui bocciatura come Commissario fu costruita proprio dai popolari di Weber nello scontro con Macron che gli aveva preferito Ursula Von der Lyen alla guida della Commissione.

Moderato, di cultura democristiana nel senso più alto e nobile del termine, conoscitore dei meccanismi che regolano i rapporti tra l’Europa e gli enti locali, Fitto negli anni ha tessuto un sistema di relazioni così ampio e competente, da trasformarlo sostanzialmente in una sorta di candidato unico per la commissione esecutiva europea, designazione favorita anche dalla gestione positiva delle deleghe che gli sono state attribuite come ministro, dagli Affari europei al Sud, dalle Politiche di Coesione al Pnrr.

Un’ipotesi di rimpasto quasi a metà legislatura significa sostanzialmente intervenire a sollecitare gli equilibri della maggioranza, già provati dall’attivismo di Tajani, e riaccendere le pretese proprio di Forza Italia e della stessa Lega.
Le deleghe di Fitto potrebbero a questo punto restare a Palazzo Chigi, chiedendo un suprlus di attività ai sottosegretari Fazzolari e Mantovano, che acquisirebbe all’interno della delega ai Servizi anche quella al Pnrr, considerato il monitoraggio e l’attenzione costante che vengono riservati proprio alle opere del Pnrr.
Potrebbe cambiare anche la governance della Zes unica, la grande idea di Meloni e di Fitto di costruire all’interno del Mediterraneo un’area a fiscalità agevolata. Se l’accentramento di competenze al Ministero era stata la scelta per superare le esperienze commissariali nelle otto regioni meridionali, oggi il nuovo coordinatore della Zes Sud, Giosy Romano, già commissario alla Zes della Campania e della Calabria, potrebbe tornare a dialogare con i territori, promuovendo accordi con le Regioni per accelerare l’esecuzione delle infrastrutture strategiche e la fase istruttoria per rilasciare le autorizzazioni uniche.