Che lavoro farete da grandi? È una domanda alla quale non potete rispondere perché non è stato ancora inventato.
Allenarsi per il Futuro prova a individuare le occupazioni di domani, ma soprattutto offre un’analisi delle radicali trasformazioni del mercato del lavoro, ipotizzando le competenze che richiederà e che la scuola non sembra aver colto, né tantomeno essere in grado di coltivare. Per questa ragione, anche i modelli didattici e pedagogici devono cambiare.
Essere curiosi, essere creativi ed essere intraprendenti, sono le tre principali attitudini attorno alle quali si deve strutturare l’attività di insegnamento, in un contesto nel quale il sapere è facilmente accessibile e condivisibile attraverso la rete e le tecnologie. Deve cambiare la scuola, che diventa smart. Devono cambiare le classi – quella di oggi, frontale, è obsoleta – che devono aprirsi per diventare laboratori di sperimentazione e collaborazione. Anche il ruolo dell’insegnante deve cambiare, perché non è più il tramite attraverso cui apprendere ma un coordinatore, una guida e un motivatore.
La Scuola deve essere il luogo dove scoprire e provare a risolvere problemi, dove sbagliare e imparare a rialzarsi. Deve tornare ad essere una palestra dove giocare e allenarsi. Perché è proprio lì, nella nuova scuola, che si inventano le professioni del futuro.