Senza un’adeguata riforma della Pubblica Amministrazione, che definisca le nuove competenze delle aree tecniche delle stazioni appaltanti, è difficile far ripartire le infrastrutture nel nostro Paese. Il mio commento nell’inserto Edilizia e Territorio del Sole 24 Ore.
Alla ripresa economica italiana manca il contributo fondamentale del settore delle infrastrutture. Senza il crollo degli investimenti (60 miliardi di euro) l’economia del nostro Paese avrebbe recuperato nei dieci anni di crisi in media quasi un punto di Pil all’anno, come ha evidenziato di recente anche lo stesso ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli, consapevole del ruolo fondamentale che il settore svolge per lo sviluppo e la crescita del Sistema Italia.
Se dal 2008 al 2016 il problema principale delle stazioni appaltanti pubbliche era quello di individuare le risorse economiche da destinare agli investimenti, dal 2016 paradossalmente il tema si è spostato sulla reiterata incapacità delle amministrazioni locali di programmare, pianificare ed eseguire gli interventi, vanificando nei fatti importanti misure di rilancio per le infrastrutture previste dal Governo Gentiloni già nella programmazione di Bilancio del 2017 (+23% di risorse).
I Comuni (la cui imposizione fiscale nell’ultimo decennio è aumentata del 108% per fare fronte alla diminuzione sempre maggiore dei trasferimenti fiscali) hanno ridotto nel 2017 la spesa per investimenti in opere pubbliche di circa 800 milioni. Un risultato fortemente negativo dopo un 2016 chiuso con una diminuzione di spesa di 1,7 miliardi, nonostante la possibilità concessa dall’allora Governo Renzi ai Comuni virtuosi di andare in deroga al Patto di stabilità.
La maggiore disponibilità di risorse in capo agli enti locali pone quindi il vero tema sul quale dovremmo concentrare la nostra attenzione, che è quello delle competenze e della capacità di programmazione, argomenti complicati da affrontare soprattutto nei Comuni di dimensioni più modeste (in Italia 5000 Comuni amministrano poche migliaia di cittadini) o nelle stesse Province, bloccate da una riforma imperfetta.
Il turnover delle competenze, inoltre, sarà ancora maggiore se la riforma delle pensioni (Quota 100) dovesse essere approvata dal Governo Conte. Senza un chiaro disegno di riforma della Pa, infatti, si rischia che la riforma pensionistica risponda solo alla distruzione dei principi della Legge Fornero, mentre invece dovrebbe costituire la condizione per modificare totalmente l’organizzazione aziendale della Pubblica Amministrazione.
Va costruita, pertanto, una nuova Pa che abbia nelle strutture tecniche allargate dei veri e propri Centri di competenza, dove possano finalmente lavorare insieme non solo ingegneri e architetti, ma tutte le competenze che concorrono alla realizzazione di progetti innovativi (si pensi alle infrastrutture digitali).
Gli esempi positivi anche nella Pa italiana non mancano, come insegnano i casi di RFI, Italferr, ANAS, gli uffici tecnici di alcune Asl e Università, il Provveditorato OO.PP di Lombardia e Emilia Romagna, l’Agenzia per Demanio, i cui bandi prevedono delle premialità per chi progetta in BIM, un plus che tra il 2019 ed il 2025 sarà considerato ordinario, impattando di fatto sulla capacità organizzativa delle strutture tecniche di progetto. Anche la Chiesa si sta interessando all’Historical BIM per l’asset del suo immenso patrimonio immobiliare, in maniera da facilitarne la ristrutturazione e manutenzione.
Gli investimenti delle Pa locali, quindi, passano innanzitutto dalla riorganizzazione aziendale della macchina pubblica, che dovrà essere costruita intorno alle nuove competenze e ai nuovi lavori. La competitività del mondo globale si misurerà sempre di più sulla capacità di sviluppare le infrastrutture fisiche/digitali, velocizzando anche i processi amministrativi delle agevolazioni fiscali, dello snellimento dell’iter autorizzativo e della individuazione di partner economici qualificati. Per questo c’è bisogno di una nuova cultura aziendale nella Pa italiana, che possa concorrere davvero allo sviluppo e alla crescita del Paese.